Perché la Volpe e il Canguro?

Il canguro è un mammifero particolare, non solo per le zampe posteriori enormi e la lunga coda che lo contraddistinguono, quanto per la gestazione, il parto e i primi mesi di accudimento del suo cucciolo. Non ancora formato, il cangurino arriva nella tasca marsupiale dove terminerà la formazione fino ad essere pronto per sbucare con il musetto ad osservare il mondo. Qui continuerà a tornare per nutrirsi di latte e per sentirsi al sicuro quando l’ambiente circostante lo avrà stancato con i suoi mille profumi, colori e pericoli. Come il cangurino, anche il cucciolo d’uomo ha bisogno di latte, di protezione, di sentirsi avvolto e contenuto dall’affetto dei genitori. Il canguro ci piace proprio così, nel suo essere marsupiale e ci ricorda quanto sia importante il rapporto mamma-bambino per il benessere di entrambi.

Il tempo trascorre, il cangurino e il bambino crescono, avventurandosi nel mondo: un passo per volta si staccano per esplorare, crescere, diventare autonomi, sempre sotto lo sguardo vigile dei genitori. Ed ecco che arriva la volpe, quella del celebre libro “Il piccolo principe”, a spiegare che cos’è un legame, come si fa ad addomesticarsi: perché i genitori devono imparare a conoscere i loro bambini e viceversa. L’affetto li lega, ma hanno bisogno di esercizio per trovare la giusta sintonia.

La volpe chiede tempo nel gesto con il quale il Piccolo principe la lega a sé: ci riporta alla mente la necessaria pazienza nel crescere un bambino, nel rispetto dei suoi ritmi, diversi per ognuno e, a volte, distanti dalle attese dei genitori.
La volpe chiede di potersi preparare all’incontro (“ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… ci vogliono i riti”) e insegna che addomesticare è un compito del quale si può stabilire l’inizio ma non la fine, perché si è responsabili per sempre di chi si ha addomesticato.

“Piangerò”, disse la volpe, quando l’ora della partenza del Piccolo Principe si avvicina. “Ma allora cosa ci guadagni?”, le chiese il Principe. “Ci guadagno – rispose la volpe – il colore del grano”.
Crescere un figlio è un viaggio che porta necessariamente ad un distacco, ma ci sarà sempre “il colore del grano” a ricordare che è stato il portarlo addosso e nutrirlo come fa il canguro, l’essere responsabili del legame creato, nella pazienza e nella capacità di attesa che la volpe insegna, a renderlo libero di andare ad esplorare il mondo.

É in tutto ciò che vediamo il nostro ruolo di pediatri e di educatore.